BANCHE: SILEONI, ABI ESCA ALLO SCOPERTO E DIA RISPOSTE SULLA PIATTAFORMA CONTRATTUALE
FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI
COMUNICATO STAMPA
Roma, 21 settembre.
«Dall’Abi, nei prossimi incontri, fissati per l’11 e il 12 ottobre, ci aspettiamo risposte puntuali, non superficiali, ma di contenuto, e politicamente dettagliate, su ogni singolo argomento della piattaforma rivendicativa approvata dalle lavoratrici e dai lavoratori bancari. È quella la base sulla quale discutere il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria ed è venuto il momento che Abi esca allo scoperto. Quello che dobbiamo negoziare è un contratto fondamentale per la tenuta dell’industria bancaria, per la sua trasformazione e per la sua sostenibilità nel tempo: pretendiamo, perciò, dall’Associazione bancaria italiana anche un quadro d’insieme, una valutazione del settore e dei singoli gruppi, comprese analisi e considerazioni su eventuali aggregazioni e fusioni oltre che sul futuro del Monte dei Paschi di Siena».
È quanto ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante l’incontro di oggi fra le organizzazioni sindacali e l’Abi per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore bancario, scaduto a fine 2022 e prorogato fino al prossimo 31 dicembre. Il segretario generale della Fabi ha poi sottolineato che «la politica di riduzione dei costi è già stata pagata nei gruppi» e che per quanto riguarda la richiesta di aumento economico, pari a 435 euro medi mensili, «il punto di partenza è sempre l’ampia disponibilità offerta sul punto dal ceo di Intesa, Carlo Messina, e chi è contrario deve dirlo apertamente. Ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, ha detto che la nuova tassa sugli extraprofitti a carico delle banche, che sarà meno di 2 miliardi di euro in tutto, non pregiudicherà i dividendi da 6,5 miliardi che il gruppo pagherà agli azionisti: di fronte a queste parole, sarà difficile non dare 435 euro ai dipendenti».
Durante la riunione, il segretario generale della Fabi ha posto sul tavolo il tema dei mutui cosiddetti “fringe benefit”: «A causa dell’aumento dei tassi d’interesse e di vecchi meccanismi normativi, sui prestiti agevolati concessi dalle banche, i dipendenti stanno pagando conguagli fiscali altissimi. Pertanto, chiediamo all’Abi la posizione ufficiale e cosa intendono fare le banche e i gruppi di fronte a un problema che riguarda 70.000 lavoratrici e lavoratori».